Partiamo dal fotografo Oliviero Toscani che dice che la Fondazione da lui creata – Fabrica – è un posto dove si impara la comunicazione moderna. Ecco, farebbe già ridere così se stessimo parlando di uno scatto.
I deragliamenti linguistici del Signor O.T. vanno costantemente aggiornati quindi: dopo aver dato degli ubriaconi ai veneti, avere detto di Giorgia Meloni che è ” una poveretta, ritardata brutta e volgare. Mi dà fastidio anche la sua estetica”, e avere bestemmiato una volta (certa, ma forse anche due) a La Zanzara, è arrivato ad ‘Un giorno da pecora’ a dire: “A chi interessa che caschi un ponte?'”. E alla ribattuta dei conduttori: “Non mi interessa questa storia qui”. Riproponiamo la diretta Facebook con l’audio inequivocabile.
Purtroppo, per noi comuni mortali le parole che diciamo sono criticabili fin da subito. Per Toscani scatta la VAR. Per la gente normale le parole si giudicano (e si stroncano), mentre per Toscani si interpretano. Lui stesso ha parlato di parole confuse, estrapolate, manomesse etc etc.
La domanda è: ma perché Signor Oliviero, si ostina a parlare in radio? Se ogni volta che apre bocca deve venir fuori un putiferio, forse sarebbe meglio si limitasse a scattare foto. Quando ha parlato della Meloni ha detto che gli stranieri Le hanno insegnato tutto. E ha anche detto che con le Sardine ha parlato in inglese. Si vede anzi si sente. In italiano fatica a mettere due frasi ben strutturate in fila. E mai una volta che si scusi come si deve, tanto a Lei è concesso tutto. Si esprime come uno scaricatore di porto, ma resterà sempre l’erudito e colto Toscani.
Ieri sera un ascoltatore de “La Zanzara” ha chiesto a Giuseppe Cruciani di non invitarLa più. Ognuno ha diritto di invitare chi vuole; però Signor Toscani, visto che nel Suo centro si insegna la comunicazione moderna ma a Lei riesce a fatica l’ABC dell’eloquio in lingua nostrana e noi dobbiamo aggiornare l’almanacco dei Suoi obbrobri con la frequenza con cui si cambia la foto del profilo sui social, ogni tanto dovrebbe fare il favore di declinare.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)