Oggi è il quindicesimo anniversario del terremoto che ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo nel 2009. Parlando di radio non possiamo non parlare di colui che è stato la voce radiofonica di quel periodo drammatico, colui che dev’essere un modello per gli aspiranti conduttori, ovvero Vanni Biordi.
Dopo alcuni giorni di stop dovuto alla sede inagibile, Radio L’Aquila 1 riesce a ripartire da un container e grazie al sostegno – io l’ho scoperta così – soprattutto di Radio 105. Qui i dettagli.
La voce del capoluogo abruzzese – in un momento in cui c’è bisogno di tanta informazione ma anche di tanto aiuto a partire dalle cose più elementari, dal paio di mutande in poi – è Vanni Biordi, che aveva compiuto gli anni poche ore prima.
Vanni e Radio L’Aquila 1 diventano un punto di riferimento del territorio con una decina di ore di diretta ed un popolo, quello aquilano, che in qualche modo dev’essere risollevato. Ed ecco che – coadiuvato da uno staff di psicologi – Vanni apre la diretta con una frase precisa, che potrebbe sembrare in contrasto con la situazione del momento: “Buongiorno, dalla città più bella del mondo“.
Quando ragioniamo sul fatto che lo speaker deve lasciar da parte il proprio stato d’animo una volta al microfono, dobbiamo pensare che Vanni è stato l’esempio più significativo in tal senso. E’ andato in onda cercando di informare ed accompagnare una città – anche attraverso un blog – nonostante anche lui vivesse le medesime difficoltà della popolazione, casa inagibile, tendopoli e quant’altro.
In quei mesi – con una pausa pranzo tra le ore di diretta, scosse permettendo – Vanni cercava di non far perdere la memoria del Capoluogo pre-sisma delle 03:32 e di tenere viva l’idea di normalità (personalmente ricordo un riferimento a un libro ed a un copridivano rosso. Grazie all’ascolto più o meno costante in quel periodo – ovviamente in streaming – ho scoperto perle come questa.
In quel drammatico momento, Vanni, da anni volto televisivo, è stato voce di una città che non ha abbandonato – ed in cui ha dato una svolta alla propria vita – nonostante abbia avuto la possibilità di lavorare fuori.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)