Radio Deejay compie 39 anni. Data la situazione che stiamo vivendo, di feste non se ne parla. E’ già saltata quella dell’anno scorso. Si spera che per i quarant’anni la situazione sia diversa.
Visto che fare il solito raccontino da Cecchetto in poi sarebbe qualcosa di freddo e “copia/incollato”, preferisco raccontare come mi sono innamorato di Radio Deejay, come fosse la prima macchina, la mia prima radio, la mia prima radio parlata.
Era martedì 22 dicembre 1998. Ricordo il giorno perché in quello successivo sarebbe arrivata la triste notizia della morte di Paolo Panigada, Feiez degli “Elio”. Ero febbricitante. Mi sintonizzai sulla prima frequenza disponibile e mi misi a letto.
C’era il Deejay Time, c’erano Albertino e Giuseppe, prima coppia del cuore in assoluto. Quel giorno – tra una risata e l’altra – capii che anche le parole avevano un valore, che non era necessario stressare la manopola per cercare un’altra canzone.
Quella è la radio di cui mi sono innamorato, e non sembrava potessero essercene altre tra “Ciao Belli”, ” Paoletta, il “Mixing for You” e Bertallot. Senza dimenticare, ovviamente, la Deejay Parade negli anni d’oro della Dance.
Più tardi avrei scoperto che la Deejay della quale mi sono innamorato, è sostanzialmente quella a causa della quale Linus avrebbe ricevuto il telegramma “Cosa hai intenzione di fare?”.
Radio Deejay è – questo è per rispondere a coloro che oggi non accettano qualche critica accusando di ostilità – quell’emittente che mi ha fatto diventare un ragazzino “pane e radiolina”, è la stazione nella quale sognavo di lavorare. E’ la radio senza la quale forse oggi non scriverei di radio.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)