Luca Viscardi: “Molti dei morti di questo mese pesano sulla coscienza di chi ha detto che era solo un’influenza”

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Per il direttore di Radio Number One Luca Viscardi è iniziata la fase due. Come dice lui stesso, il peggio è ormai alle spalle.

Ecco le sue parole: “Ciao a tutti, per me questo venerdì é l’inizio, finalmente, di una buona giornata.
Oggi comincio la fase 2 della mia battaglia contro il maledetto covid19.

Purtroppo non torno ancora a casa, ma vengo trasferito in una struttura dove dovrò solo terminare le cure contro i danni collaterali del virus, in particolare quelli creati da una polmonite così persistente.

All’annuncio di ieri, pur non tornando a casa, ero felicissimo, perché chiaramente il peggio ormai é alle spalle.

Sono stato in ospedale 26 giorni: io ho subito pensato di avere il fisico che sembra una mozzarella andata a male e invece mi dicono che la mia degenza sia nella norma, se non addirittura un pelo inferiore a quella di altri. Giusto per capire come funziona quella che “tanto é poco più di un’influenza”.

Chi lo ha detto dovrebbe andare in quarantena per l’eternità su un’isola senza luce e gas, perché molti dei morti di questo mese pesano sulla coscienza di quelle persone.

Piccola nota a margine: ho chiesto ai medici perché io abbia subito un impatto così forte con la malattia. Mi hanno spiegato che quando sono arrivato avevo la polmonite in stadio molto avanzato, sono arrivato tardi.

Ho passato dieci giorni a casa chiamando i numeri di emergenza, segnalando di avere un collega già ricoverato, fiato corto e dolori ai polmoni. Mi rispondevano di chiamare se fossi peggiorato.

Ne riparleremo: ma é chiaro che se é vero che medici, infermieri, OSS negli ospedali sono straordinari e quasi martiri, chi ha gestito l’emergenza lo ha fatto da dilettante allo sbaraglio. Vi ricordo che la sanità é gestita dalle regioni.
Cercate un articolo di ieri su linkiesta che spiega cosa ha fatto e sta facendo la sanità tedesca, che ha il tasso di mortalità più basso del mondo per Covid19.

Fine della piccola polemica, ma quando ti spiegano che eri in condizioni gravi e vedi altri che non lo sono ti piace capire perché. Sono arrivato in ospedale tardi.

Rimane, lo ripeterò, allo sfinimento, la straordinaria esperienza umana del supporto di tantissime persone che mi hanno fatto arrivare un affetto straordinario e quella di vedere il personale dell’ospedale al lavoro. Lo dicevo ieri ad un medico: “grazie, siete stati il 50% della mia cura qui dentro”.

Qui sotto trovate il post completo in cui viene narrato un piccolo aneddoto di “tenerezza”.

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".