Daft Punk – Random Access Memories: la recensione

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Se escludiamo la (notevole) colonna sonora del film TRON Legacy, i Daft Punk non tornavano sulla scena internazionale con uno studio album tutto loro dal lontano 2005. 8 anni sono tantissimi per degli artisti del loro calibro, soprattutto se consideriamo che in un lasso di tempo così ampio i gusti e le tendenze possono cambiare radicalmente. Nello specifico, quello a cui abbiamo assistito, in trepidante attesa per il loro come back, è stato un boom impressionante della dance mondiale, nell’accezione più truzza che possa venirvi in mente. Fortunatamente, con il loro ultimo disco i due dj francesi sono riusciti a dare una rinfrescata al genere, spazzando via in poco meno di un’ora e un quarto gli ultimi scempi musicali di Guetta, will.i.am, RedOne e compagnia bella. Ecco dunque a voi tutte le nostre impressioni sul loro attesissimo Random Access Memories.

Chiariamo innanzitutto che questo non è un disco funky, né tantomeno dance: al suo interno troviamo infatti una commistione di generi che, seppur ben calibrata, potrebbe aver lasciato un po’ deluso l’ascoltatore che si aspettava pezzi simili al loro vecchio repertorio (come Around the world o Technologic giusto per citare due esempi) oppure alla stessa trascinante “Get Funky“, splendida collaborazione con Pharrell Williams e primo singolo del nuovo album. Random Access Memories è, soprattutto, un disco con una personalità musicale propria.

La prima traccia, “Give Life Back to Music”, sembra essere a tutti gli effetti una dichiarazione d’intenti (un tuffo nel passato, quando la musica “era meglio”) e lo stesso si può dire del pezzo successivo “The Game of Love“, nel quale una classica voce robotica, loro marchio di fabbrica, si innesta su un interessante riff di chitarra anni settanta. Il ritmo cambia già completamente con l’incredibile “Giorgio By Moroder“, nella quale sentiamo finalmente le futuristiche sonorità alle quali il gruppo francese ci ha abituati (senza però mai lasciare da parte le influenze disco del passato). Assolutamente inaspettata risulta il lento “Within“, che è probabilmente uno dei pezzi meno incisivi del disco insieme a “Motherboard“, lunga transazione di suoni indefiniti piuttosto che brano a sé; tutt’altro discorso invece si può fare per l’ottima “Instant Crush”, impreziosita dal falsetto di Julian Casablancas (e possibile prossimo singolo?) e “Beyond“, che colpisce per l’intro cinematografico e per la bellezza del testo (you are the night you are the ocean, you are the light beyond the cloud, you are the end and the beginning, the world where time is not allowed).

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Vere delusioni del disco sono la ripetitivissima “Lose Yourself to Dance” o la stucchevole “Fragments“, che ci riporta un po’ macchinosamente a ripercorrere i frammenti di tempo perduto appartenenti alla musica del passato: fortunatamente,  RAM si conclude in bellezza con “Contacts“, pezzo che riassume il meglio dei Daft Punk in un perfetto mix di sintetizzatori, chitarre e batterie che si fondono in un’orgia elettronica finale, distorta, acida e irresistibile.

Ricapitolando, Random Access Memories è superiore ad almeno l’80% della musica che attualmente passa in radio, ma non è certamente il disco perfetto che tutti si aspettavano: comunque sia, non è nemmeno un album semplice e digeribile al primo ascolto, infatti non ne darei per scontato il successo in ambito mainstream. In ogni caso, resta comunque un lavoro ben studiato e prodotto in maniera eccellente (la qualità delle parti “strumentali” è davvero straordinaria), e dimostra chiaramente il gigantesco amore per la musica che questi due francesini conservano nei loro cuori da cyborg.

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Tracklist
01 Give Life Back to Music
02 The Game of Love
03 Giorgio by Moroder
04 Within
05 Instant Crush feat. Julian Casablanca
06 Lose Yourself to Dance feat. Pharrel
07 Touch feat. Paul Williams
08 Get Lucky feat. Pharrel Williams
09 Beyond
10 Motherboard
11 Fragments of Time feat. Todd Edwards
12 Doin’it right feat. Panda Bear
13 Contact

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