Vasco Rossi rivela: ecco perché mi chiamo Vasco e non paragonatemi a Ligabue

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Un Vasco Rossi a 360 gradi quello che si è raccontato al giornalista Aldo Cazzullo, in un’intervista per la rivista Sette in edicola il venerdì con Il Corriere della Sera. Dall’origine del suo nome, al ricordo del padre senza dimenticare dell’eterna “rivalità” con Luciano Ligabue.

E l’intervista inizia proprio dall’origine del nome Vasco, scelto da suo padre Giovanni Carlo in omaggio a un compagno di prigionia in Germania, durante la seconda guerra mondiale, che si chiamava proprio Vasco: “Dopo l’8 settembre i tedeschi lo portarono nel campo vicino a Dortmund, in Germania. Papà, che si chiamava Giovanni Carlo, fu uno dei 600 mila che preferirono restare nei lager piuttosto che combattere al fianco dei nazisti. Il campo fu bombardato, lui cadde nel cratere di una bomba, questo Vasco lo tirò su, gli salvò la vita. Non si rividero più, non so se sia sopravvissutoDopo l’8 settembre i tedeschi lo portarono nel campo vicino a Dortmund, in Germania. Papà, che si chiamava Giovanni Carlo, fu uno dei 600 mila che preferirono restare nei lager piuttosto che combattere al fianco dei nazisti. Il campo fu bombardato, lui cadde nel cratere di una bomba, questo Vasco lo tirò su, gli salvò la vita. Non si rividero più, non so se sia sopravvissuto” è il racconto del cantante che svela anche questo particolare ricordo del padre.

Poi una battuta finale sul record europeo di biglietti venduti per un concerto con il paragone al collega Liguabue: “Con 220 mila biglietti venduti batterò il record di Ligabue? Ma questa rivalità è stata montata ad arte. Ognuno fa la sua gara. E poi al limite io posso essere paragonato agli Stones” scherza il rocker di Zocca.

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La musica reggae è la mia grande passione: adoro tutta la musica giamaicana dallo ska al new roots, passando per la vecchia dancehall. Frequentatore assiduo di concerti, ho girato l'Italia per ascoltare i grandi artisti che amo.