Sonar Festival 2013: Pet Shop Boys, Justice, 2ManyDjs, Paul Kalkbrenner (recensione day 3)

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Eccoci alla seconda parte della recensione del Sonar Festival 2013 di Barcellona realizzata de visu dal nostro Chissenefrega (qui trovate il suo blog). Trovate qui la prima parte con le recensioni tra gli altri dei live act di Kraftwerk e Skrillex.

Day 3 – 15 giugno

Ieri abbiamo tirato l’alba (molta gente che abbiamo visto con i nostri occhi, invece, ha tirato ben altro…) e oggi ce la prendiamo comoda. Un po’ come il festival stesso che alle tre del pomeriggio è ancora semideserto. L’onere di risvegliare quel poco pubblico che c’è se lo accolla Nick Hook. Arriva da New York, già collaboratore di Azealia Banks, propone una tech-soul adatta all’orario. Al Complex è in scena un duo vergognosamente inascoltabile formato da synth + violoncello. Pensiamo che grattare le unghie sulla lavagna, fino a consumarsi le falangi, sarebbe stato decisamente più godibile e meno doloroso. Assistiamo, poi, in zona demo, al dj set di presentazione di una nuova consolle che si collega via wifi all’iPad. Dietro ai piatti virtuali, un deejay infiamma i pochi nerd del Sonar D+. Al Village è il momento di un gruppo sudafricano/olandese (Skip & Die) che, per look, nome e sonorità, risulta una blanda e malriuscita imitazione dei loro conterranei Die Antwoord (abbiamo già detto quanto ci manchino quest’anno?).

Si rivela clamorosamente sbagliata la scelta di relegare la star del pomeriggio Beardyman all’interno del teatro a capienza ridotta dove è allestito il palco del Complex. Fuori la gente si accalca e si spintona riuscendo ad avere un accesso solo parziale al miglior live del sabato. Beardyman, celebrità del beatbox mondiale che vanta schiere di fan vip tra cui Norman Cook, Herbie Hancock e Matt Groening, utilizza una innovativa console da lui progettata dove si autocampiona in real time e riusa la sua stessa voce durante il live come lead instrument, coro, effetto o percussione. Molto interessante, sia tecnicamente che dal punto di vista del divertimento, garantito solo agli eletti che hanno potuto accedere alla sala (noi riportiamo numerose escoriazioni e ferite di guerra, ma alla fine riusciamo ad ascoltarlo quasi per intero). Beardyman,e il caos attorno a lui, ci fa perdere, purtroppo, il concerto del gruppo americano Chromatics: ci faremo bastare il loro album “Kill For Noise”, una vera perla indiepop con sonorità tra moderna electronoise e italodisco molto “80’s”.

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Night 2 – 15 giugno

Chi scrive è stato abituato nel tempo a vedere il Sonar Club gremito per i grandi headliner. Senza voler riesumare eventi storici delle precedenti edizioni che radunarono folle oceaniche (esempio: Aphex Twin due anni fa), anche solo arretrando l’orologio di 24 ore i concerti tenutisi nella stessa location (Kraftwerk e Skrillex) apparivano decisamente più frequentati. La sensazione riguardo al live dei Pet Shop Boys è che non sia proprio definibile un trionfo, con la sala mezza vuota e uno spettacolo poco avvincente dedicato alla presentazione del nuovo album in uscita a luglio dal titolo – non particolarmente creativo – “Electric”. Ammesso e non concesso che ci sia davvero bisogno di un nuovo album di questo duo di sessantenni inglesi, il Sonar non è sembrata proprio l’occasione ideale per presentarlo. Nonostante le scenografie, le luci, le coreografie da grandi star, e – bisogna ammetterlo – un Neil Tennant vocalmente in ottima forma, il pubblico ha risposto meno che tiepidamente, tradendo un certo disinteresse per un disco che deve ancora uscire ma risulta già melodicamente e armonicamente stanco. Ci si risveglia solo un po’ sul finale, quando i Pet Shop Boys sparano un paio di hit e dal soffitto piovono coriandoli. Ma ormai è troppo tardi.

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Dopo questa (non necessaria) indigestione di musica inglese, il pubblico chiede french touch e il Sonar Pub risponde con un evento nell’evento: il party per il decennale della etichetta parigina Ed Banger, tra le colonne del genere. Breakbot intrattiene con un live vivace ma romantico, ispirato alla chill-house coi bassi grossi e compressi dei primi anni duemila. Il suo album “By Your Side” è un disco da scoprire, ora che i Daft Punk hanno rilanciato il funk retromaniaco. La vera botta danzereccia, però, arriva con Busy P (il quale chiude lo spettacolo con un ricordo al compianto Dj Medhi, collega dell’etichetta prematuramente scomparso ma che ci ha lasciato in eredità la sua “Signatune”) e con le star più attese della serata. La location del Pub fatica a contenere tutta la gente accorsa per sentire i Justice. A noi il loro dj set è sembrato francamente un po’ deludente: sonorità non particolarmente identitarie, poche hit e un abuso di white noise tensivo (un po’ alla Avicii, per dire), pericoloso sintomo di dj set senza idee (proprio alla Avicii, sempre per dire). Ci spostiamo – sudati e un po’ affranti – prima che i due francesi terminino di suonare per vedere cosa succede al Club: lo troviamo gremito come piace a noi, durante l’esplosivo finale dei belgi 2ManyDjs (stesso stage dei Pet Shop Boys ma spannometricamente il doppio del pubblico). Dopo di loro arrivano i suoni tedeschi della celebrity della techno-dream minimale, Paul Kalkbrenner: ogni anno ci ripromettiamo di ascoltare per intero un suo set, ma non riusciamo mai ad essere tanto masochisti. Ci avviamo verso l’uscita, stanchi ma felici, mentre la gente continua ad entrare per godere degli ultimi scampoli notturni di Sonar 2013. Come alla fine di tutte le altre edizioni siamo soddisfatti per le scoperte, sconfortati dalle delusioni, elettrizzati e stremati per l’esperienza, un po’ tristi perché è già finito tutto e siamo consapevoli che nonostante ogni anno proviamo ad essere ubiqui, sappiamo che molte cose che avremmo voluto vedere ce le siamo perse, e molte scoperte e conoscenze che avremmo voluto fare sono rimandate almeno di un anno. Abbiamo anche un ultimo rimpianto: che nell’anno del loro atteso ritorno non si sia riusciti ad avere come guest star i Daft Punk (che già calcarono il palco del Sonar da neonati, nel 1997) cucendo loro addosso un evento clamoroso che avrebbe segnato indelebilmente il ventennale del festival.

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(Parte prima – continua)

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About Luca Landoni 20253 Articles
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Lombardia. Amante in particolare di gothic/dark e progressive rock. Ha lasciato il cuore nei Marillion epoca Fish. Contatto diretto: blog@gamefox.it