
Sabato scorso sono andati in onda altri due episodi della edizione 2018 della RDS Academy. Sono usciti i favoriti delle prove mostrate: Giovanni sugli scherzi telefonici, e Isabella – detta anche “Confort zone” per la sicurezza che mostrava prima della prova – sulla Top Five.
Il concetto che sta emergendo in questa edizione è che il talento è la base su cui si può costruire l’apprendimento, ma non il contrario. A tratti Lorenzo sembra praticare “un altro sport”. Ha vinto due prove di fila eppure è un mago. L’impressione è che se nei prossimi episodi non farà scivoloni, porterà a casa il contatto perché in finale la classifica si annullerà e i giudici faranno valutazioni sull’intero percorso.
Davide sta compiendo una risalita strepitosa, però ha una cuffia nera nella prova musicale, e in ultimo, se la sentirebbero i giudici di far vincere due veneti di fila? E Mirko? Confermiamo la metaforica adorazione per il comico ligure, ma non ha la attitudine ala conduzione: gli servirebbe un contesto in cui ci sia uno speaker “serio” che faccia da conduttore e spalla per innescare la sua comicità. Nelle varie prove è sempre costante, e con un piccolo salto di qualità può puntare al secondo posto, riconoscimento simbolico. Indubbiamente fa ridere ogni volta che apre bocca.
E poi c’è l’ultima donna del gruppo la cuffia di platino della Pettinell ovvero Isotta, che merita una riflessione: la radio, è uno di quei mestieri che si imparano a patto che ci sia della predisposizione, così come – una volta imparata a memoria una formula matematica,occorre intelligenza per applicarla, così come nel calcio, leggere manuali e parlare con mille tecnici a poco serve se non si ha l’attitudine al palleggio.
E così sembra che Maffucci e Vernia – per quel che si è visto finora – avessero ragione, e in tal senso,il “Se vuoi saperlo mi hai stufato” della Pettinelli ha poca logica. Dopo il primo scoglio, che necessitava di studio, memoria e apprendimento, sono parse evidenti carenze nell’improvvisazione e nell”istinto” dello speaker, o meglio, in tutte quelle situazioni che hanno richiesto qualcosa che non fosse scritto negli appunti. La sensualità vocale – poi – è un’arma importante in radio, ma non può certo essere unica e perenne.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)