Dal 14 settembre Radio2 è in versione visual sull’app Rai Play. La novità non ha raccolto il favore del critico Aldo Grasso.
Grasso sul Corriere della Sera scrive: “Ci sono tre motivi che non mi convincono. Il primo è che, in questo modo, Radio2 sembra una specie di tv di serie B. Conduttori e conduttrici fanno radio perché non riescono a fare tv (questa l’impressione) oppure sono in attesa di. Quante volte Dose e Presta hanno tentato di andare in video? Tante e tutte le volte è stata una disillusione: bravi in radio, modesti in video”.
Poi, la parte più importante: “Si ascoltano i programmi mentre si fanno altre cose. Il video diventa una forzatura, solo per soddisfare la curiosità di vedere che faccia hanno i protagonisti (molti dei quali li abbiamo già visti in tv). Finita la curiosità resta solo l’impiccio. L’attenzione dell’ascoltatore è distratta dalla guida, da squilli di telefono, da pensieri e discorsi che vogliono svilupparsi anche se la radio è accesa (e se ciò è impossibile, si spegne)”.
Infine: “Il bello della radio è l’invisibile. Da tempo, tutte le mattine seguo su Radio2 «Caterpillar AM» e mi sono costruito un mio mondo con i tre conduttori. Vederli al lavoro in video è come vedere il retrobottega di una pasticceria. Senza i dolci.”.
Permettete una piccola autocitazione al redattore di questo sito che ogni giorno scrive di radio. Proprio la martellante pubblicità nei confronti di Radio2 su RaiPlay ci ha fatto tornare una morbosa voglia dell’oggetto radio.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)