È stato pubblicato in questi giorni Nappy Girls, un documentario realizzato da Massimo Coppola e che tratta della vita di Evelyne Afaawua, una ragazza nata in Francia da famiglia ghanese che ad un anno si è trovata a vivere in Italia e che ad un punto della sua vita si è trovata di fronte a domande importanti: chi era quella ragazza che tutti vedevano, che incontravano per strada o a lavoro? Una ragazza italiana dentro ma africana fuori che non riusciva ad accettare e vedere la sua parte afro per colpa, anche, di una comunità che più facilmente accettava la parte italiana di quella africana che non voleva vedere.
Da queste domande ne sono nate altre in Evelyne: “chi sono esteriormente?” oppure “Fin quando dovrò nascondere i miei capelli?“. Nasce qui Afro-Italian Nappy Girls, una sorta di comunità che raccoglie tutte le ragazze afro-italiane che si trovavano nella stessa condizione e con le stesse domande di Evelyne. Un nome che deriva da Nappy, termine americano che significa Naturally Happy e che è diventato un modo di essere che presuppone orgoglio e consapevolezza verso la capigliatura afro e quindi un accettarsi come madre natura ci ha fatto, senza aver paura di mostrare queste chiome ribelli.