Marco Galli e la vicenda legata al suo libro: se i soldi non fanno la felicità i frutti dei propri sforzi fanno la serenità

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In apertura è necessario premettere che in questo post non si vuole scendere nei dettagli giuridici della vicenda legata al libro dato alle stampe dallo speaker di Radio 105 e conduttore di Tutto Esaurito Marco Galli nel 2010, sia perché i dettagli della questione ci sono sconosciuti, sia perché l’autore di queste righe ha studiato Lettere, non Giurisprudenza.

Tentando di non dare valutazioni, si cercherà di far comprendere – provando ad  intuirlo – ciò che può provare il “Capitano” in questi giorni a tutti coloro che pur tentando di sostenerlo, hanno scritto: “Dai Marco, i soldi non fanno la felicità”.  E’ giusto ribadire, a scanso di equivoci, che si tenterà una lettura della vicenda dal suo punto di vista restando però più distaccati possibile.

Venerdì scorso è stata – se così possiamo chiamarla –  “Puntata del giorno dopo”. L’esito era già chiaro la sera precedente, dopo la pubblicazione da parte del disk-jokey di un post abbastanza eloquente sulla propria pagina Facebook con annessa rimozione della foto del profilo dalla pagina medesima.  Mercoledì Galli aveva detto: “Domani è il 4 dicembre, che per voi è un giorno qualunque ma non per me, Ci siamo, a meno che non ci sia un altro rinvio”.

Nell’ultima puntata settimanale del programma è stato difficile cogliere cenni diretti all’accaduto, ma ve ne sono stati altri  arrivati per “vie traverse”. “Ringrazio chi mi ha mandato messaggi a proposito di una vicendaa cui non farò alcun cenno. “Durante il quotidiano sondaggio sulla Giornata B o M, la giornata “M” prende solo il 15% e Galli reagisce così: “Il  15% è tutto mio

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Ancora un paio di affermazioni abbastanza chiare: “Ho un bruciore sotto. Stasera mi siedo sulla Polvere Fissan”. ” Sapevo di non avere speranze, d’altra parte in italia..uno ti ciula 150.000 euro, tu vendi 40.000 copie...” La trasmissione era stata aperta da Vincerò.  La telefonata con aVnessa, ascoltatrice che sta facendo praticantato presso uno studio legale, indubbiamente ha messo il dito nella piaga.

Come detto, non sarebbe corretto adentrarsi troppo nel caso specifico dato che sarebbero necessari particolari e nozioni che ci sfuggono, ma si può tentare di comprendere cosa prova il conduttore del “Morning  Shhow” più ascoltato d’Italia.

Chi ora sta scrivendo questo articolo ha un paio di esperienze editoriali alle spalle con la pubblicazione di due libri, oltre all’inserimento in qualche antologia letteraria. A suo modo far uscire un libro porta un minimo di stress in ognuna delle fasi necessarie a partire dalla produzione. L’esperienza che qui si vuole raccontare brevemente ha numeri di vendita e di ricavi infinitamente inferiori a quelli riguardanti il Capitano, e non potrebbe essere diversamente, ma – soprattutto dopo   il primo libro – la soddisfazione è stata tantissima. Dalla prima uscita sono scaturiti, dicendola in soldoni, un cellulare nuovo, tutti i libri originali di quell’anno universitario, più alcuni capricci personali che mai avrebbero avuto luogo senza quell’impresa editoriale.

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Dicevamo, però, che un libro porta un certo quantitativo di agitazione. Scrivi, ricordi, inventi, fai un minimo di ricerca, correggi dopo aver riletto,  poi magari cancelli tuto e riscrivi. Quando hai fatto nascere la tua creatura, la mandi ad un editore che – dopo avere teoricamente “puntato” sul tuo lavoro, ti invia un contratto. Alcuni di essi sono abbastanza concisi, altri pesano quasi quanto il contenuto della annuale Legge di Stabilità, in passato detta Finanziaria. Una volta preso atto delle condizioni che sarai chiamato a sottoscrivere – e dopo aver appurato che tutte le copie davanti riportino le stesse diciture senza  strani asterischi o sorprese scritte in corpo uno, spedisci la  copia destinata all’editore  compilata e firmata.

Attendi qualche mese prima che arrivino le bozze.  Rileggi tutto per capire se tutto è a posto e non sono presenti errori. Qualche volta sei chiamato ad incidere sulla veste grafica del volume.  D’altra parte, però, provi un minimo di gioia perché vedi in anteprima il risultato del tuo ingegno. 

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Alla fine esce l’opera vera e propria e puoi toccare con mano il risultato dei tuoi sforzi e del tuo impegno. Questo è più o meno – raccontato da qualcuno che ha avuto esperienze con editori non rinomatissimi ma senza dubbio onesti, ciò che accade quando si vuole far uscire in libreria qualcosa di proprio. 

Il mondo degli scrittori “anonimi”, lontanissimo dalle realtà che possono garantire le cosiddette “royalties” è un mondo in cui si sa che per tentare di uscire dall’anonimato ci si affida a qualche piccolo editore sapendo di poter correre qualche rischio. Il caso di Galli è diverso. Si fonda su un rapporto alla pari tra autore ed editore. L’a casa editrice prende l’opera in consegna, sapendo perfettamente che una sua pubblicazione venderà molte copie per via della fama del personaggio che l’ha “partorita”. 

Ecco perché questa vicenda,  tralasciando l’aspetto economico –  comunque non indifferente –   vista con gli occhi di Galli  lascia amaro nella bocca di chi ha la sfortuna di viverla in prima persona. Avere l’idea assillante che altri stiano beneficiando dei frutti del tuo lavoro non dev’essere una bella sensazione.  I soldi non fanno la felicita, ma i frutti del proprio lavoro fanno la serenità.

Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".