Oggi Luciano Ligabue sarà ospite a Verissimo (Canale 5 ore 16,00), per promuovere il suo film “Made in Italy” nei cinema dal 25 gennaio, e anche un po’ per raccontare la sua vita davvero diversa da quella delle altre star. Sì, perché prima dei 30 anni di fatto il Liga non era nessuno.
“Penso che mi abbia fatto bene portare per un po’ di anni a casa uno stipendio una volta al mese. Cominciare a 30 anni ha voluto dire partire con un po’ di prudenza. A vent’anni credo che avrei perso facilmente la testa, avrei fatto più stupidaggini di quelle che ho fatto comunque”.
Il cantante ha aggiunto di essere persino sentito in colpa:
“Mi sentivo in colpa per il successo che avevo raggiunto, sono andato un po’ in crisi, perché ero abituato a portare a casa un milione di vecchie lire al mese, a fare i conti con quelli. Adesso dico: ho successo ma lavoro tanto”.
E d’altronde secondo lui “a volte il rock viene visto come un genere per cui uno deve avere un certo tipo di atteggiamento, avere un certo tipo di ‘maledettismo’. Io non mi sono mai riconosciuto in questo, l’ho sempre visto come un cliché”.
Riguardo invece al suo rapporto col cinema:
“Da bambino volevo fare l’attore. Volevo essere come Giuliano Gemma, perché nei film western era sempre quello buono. Dopodiché nella vita ho capito che è una cosa per la quale non sono proprio portato, non so recitare. Eventualmente sto meglio dietro la macchina da presa a dirigere gli altri”.
Ultima battuta “sociopolitica” sul nostro paese: “Mi sento profondamente italiano, amo tantissimo questo paese e non sopporto più tutti i difetti che questo paese non riesce a risolvere. Questo film racconta, tra le altre cose, il sentimento d’amore, ma anche di frustrazione, verso il nostro paese”.