Levante – Abbi cura di te: recensione

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E poi, un bel giorno, dal sottobosco della scena indie-alternativa italiana sbucò Levante, algida artista siciliana balzata agli onori della cronaca con un ritornello tanto accattivante quanto provocatorio: – che vita di merda!- cantava in “Alfonso”, brano diventato forse un po’ inconsapevolmente l’inno di una generazione delusa, e non certo solo dall’amore. Un paio d’anni dopo Levante è tornata a fare musica con il suo secondo disco, intitolato Abbi cura di te, che come da tradizione dovrebbe rappresentare la sua prova più difficile. Superata? Si, possiamo dire di sì, pur con le dovute precisazioni.

Il disco parte subito in quarta con un pezzo dal ritornello stupendo, che però riesce ad attecchire solo al terzo o quarto ascolto (Le lacrime non macchiano) e con la perla del disco (non a caso il singolo di lancio) Ciao per sempre, che a quanto mi pare di aver capito ha fatto breccia nel cuore di molti, anche i più schizzinosi, grazie al potere emotivo della rassegnazione (non sei stato mio e mai lo sarai, fra questa gente…caro amore ciao, per sempre) per una storia d’amore che non sa da fare: il disco è in effetti tutto impostato sulla struggenza di un amore che non è più (Abbi cura di te) ma che brucia ancora come una ferita che si cicatrizza con del sale sopra (beccatevi a questo proposito le atmosfere elettroniche di Lasciami Andare).

Abbi cura di te conferma inoltre le ottime doti compositive di Levante, che grazie al cielo si è smarcata fin da subito dallo stereotipo neomelodico italiano à la Laura Pausini (un vero e proprio cancro) cavalcando la ben più apprezzabile onda del cantautorato in salsa sicula, ricordando a tratti la cantantessa Carmen Consoli (Pose plastiche, Caruso Pascoscki) senza però sentire la necessità dell’arzigogolo: le sue canzoni sono cariche della rabbia di un cuore infranto, espressa non solo e non tanto tramite complesse metafore quanto piuttosto con un linguaggio piano e adatto a tutti i palati e con un sound fresco e piacevole. A dimostrazione di quanto detto finora ci sono fra l’altro esperimenti vagamente folk come Contare fino a dieci, che sembrano in tutto e per tutto (convincenti) rivisitazioni tutte italiane del repertorio della scozzese KT Tunstall.

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Abbi cura di te è un dunque un disco perfetto, quello che potrei definire un gioiellino? No, non mi sento di poter dare questo giudizio, visti e considerati quei due o tre pezzi meno riusciti (Mi amo, Finché morte non ci separi) tanto languidi da risultare, alla fine dei conti, piuttosto noiosi, C’è però da dire una cosa, per concludere: parlare d’amore in musica senza usare rime baciate (v’è piaciuta questa eh?) non è da tutti, e Levante ce l’ha fatta di brutto. Ottimo lavoro, davvero.

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Tracklist

Le lacrime non macchiano
Ciao per sempre
Abbi cura di te
Caruso Pascoski
La rivincita dei buoni
Contare fino a dieci
Tutti i santi giorni
Finché morte non ci separi
Lasciami andare
Mi amo
Pose plastiche
Biglietto per viaggi illimitati

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