La differenza tra radio e TV secondo Alessandro Milan

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Il noto conduttore radiotelevisivo – voce di Radio 24 – Alessandro Milan ha scritto un interessante post col quale spiega quella che secondo lui è la differenza tra radio e TV.

Ecco le sue parole: “Quando mi chiedono la differenza tra radio e tv uso sempre questa espressione: “La radio è vera, la tv è finta”.Non c’è alcun giudizio negativo per chi fa tv, ma è una dichiarazione d’amore verso la radio, giustificata dai fatti.Tutto nasce da un vantaggio, che la radio ha rispetto alla tv. Non c’è il monitoraggio dei dati, giorno per giorno. Chiedete a chiunque lavori in tv cosa significhi. Ogni giorno, alle 10,01 del mattino, i conduttori e le conduttrici televisive, le autrici e gli autori, vivono una sorta di fremito passionale, vengono attraversati da una scossa emotiva. E’ l’ora, le 10 del mattino, in cui il Dio Auditel si pronuncia sui numeri del giorno prima. Ascolti minuto per minuto, le curve sinusoidali, “più ascolti alle 20.33, come mai? Poi una leggera flessione alle 20,36, un balzo alle 21,41!!!”

E dunque lì a compulsare, osservare, interrogarsi.
“Chi avevamo ospite alle 21,41?! Guardate che balzo, chi ha parlato?! Richiamarlo! Richiamarlo subito! ospite fisso! Facciamogli un contratto! Togliamolo alla concorrenza!!!”
La domanda “ma cosa è stato detto alle 21,41?” vi assicuro, è secondaria. Totalmente marginale. Alle 21,41 è successo qualcosa, c’era un “faccione” in onda che ha bucato lo schermo, qualcuno avrà detto qualcosa di mirabolante, ci sarà stata la telerissa che sta facendo il giro del web.
Ecco, così nasce il fenomeno Orsini, l’ultimo di una lunghissima serie di fenomeni televisivi. Non importa il contenuto, non importano le parole, importa quel che arriva. Orsini ha detto che Kim Jong Un non è pazzo, anzi che il suo modo di ragionare è praticamente perfetto (l’ha detto, cinque anni fa, andate a cercare…), ottimo! Guarda la curva! Picco di ascolti! Richiamarlo, richiamarlo!!!
Ecco, la tv è finta. La radio è vera. La radio non ha bisogno di tutto ciò, in radio si cercano persone autorevoli, che sappiano spiegare, certo anche in questo caso con ritmo, chiarezza, semplicità.
Ma non c’è l’incubo dell’audiradio, alle 10,01 dell’indomani. I dati escono ogni tre mesi più o meno, si vede come va, si analizzano le curve di ascolto ogni quarto d’ora. Con calma e riflessione. Si può sbagliare un ospite perché era bravo ma lento, perché era noioso nell’eloquio, e magari quel giorno qualcuno avrà cambiato canale. Amen, si cerca di far meglio domani.
Ma non c’è bisogno di rincorrere l’ossessione della battuta, della sparata, dell’uscita intemerata “per fare audience!”Non sapete quante volte chiamo amici autori e autrici dei talk e dico loro “ma perché invitate quel tal dei tali, che è un emerito coglione?” Risposta: “Eh lo sappiamo benissimo, ma dovresti vedere la curva di ascolti il giorno dopo”. Fine della storia. Fine del post. Fine della tv. Ma non della radio”.

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About Stefano Beccacece 4474 Articles
Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".