
Sono combattuto, molto combattuto. Sono passati ben 7 anni dall’ultimo disco di Justin Timberlake (parliamo di “FutureSex/Lovesounds”), un tempo lungo per un artista come lui, un tempo in cui possono cambiare molte cose: tuttavia, in “The 20/20 Experience” Justin Timberlake non sembra essere cambiato poi molto, e questo non è assolutamente un male. Ciò che è mutato profondamente, tuttavia, sono i gusti musicali del sottoscritto. Ma andiamo con ordine.
“The 20/20 Experience” in uscita il 19 marzo (e disponibile ancora per poche ore in streaming gratuito su iTunes) è un disco innanzitutto molto coerente, che non cerca di accontentare tanti gusti diversi e che mantiene costante una linea musicale che ad un primo ascolto risulta molto simile a quella dei suoi lavori precedenti. Justin Timberlake è l’ex *NSYNC principino del pop, talmente famoso da non potersi permettere di abbandonare un genere che vende, e parecchio (sopratttutto negli Stati Uniti): è proprio per questi motivi commerciali che la sua voce ha incontrato le sonorità hip hop e r&b e che sono nati dischi come Justified e FutureSex/LoveSounds, tanto amati oltreoceano. Tali caratteristiche si ritrovano anche in quest’ultimo disco, che ha l’innegabile pregio di non essersi fatto influenzare dal terribile (lasciatemelo dire) electro-pop in stile Will.I.Am o Taio Cruz.
I suoni urban ai quali ho appena fatto riferimento si devono al lavoro di Timbaland, mentore di Justin fin dagli inizi, che ha creato pezzi come “Don’t hold the wall” (un vero e proprio tuffo nel passato per Timbo, sembra quasi una versione 2.0 di “Oh no, What You got“) o la particolare “Tunnel vision“, che mescola all’r&b anche qualche tratto drum&bass; ma si fanno apprezzare molto anche il primo singolo (in collaborazione con Jay-z) “Suit & Tie” che richiede più di qualche ascolto per essere compreso appieno, e anche il brano che apre l’album “Pusher Lover Girl“, dove Timberlake si dimostra molto a suo agio con uno stile retrò che strizza l’occhio alla Motown.
Tutto bene direte voi. E invece no. Perché la musica non è fatta solo di belle melodie e canzoncine orecchiabili, ma è anche un bisogno espressivo che si manifesta tramite le parole, che nel caso di Timberlake possono essere piuttosto infantili e stucchevoli: è questo il caso di “Strawberry Bubblegum“, dove sentiamo oscenità come “sei la mia piccola gomma da masticare alla fragola“, o forzature come “sulla mia decappotabile spaziale c’è spazio solo per me e per te, e abbassando il tettuccio faremo il giro per il mondo e faremo l’amore sulla luna“. Tutt’altro discorso invece per gli ultimi due brani del disco: Mirrors, il secondo singolo, è una canzone imponente, emozionante, che risolleva l’album dagli scivoloni appena citati con una splendida dedica d’amore “è ormai chiaro, come questa promessa, che stiamo rendendo i nostri due riflessi una cosa sola, perché sei come il mio specchio, che a sua volta mi scruta“; molto bella, infine, anche l’introspettiva “Blue Ocean Floor“, che chiude trionfalmente il disco.
In sintesi, “The 20/20 Experience” è un album immediato, piacevole e molto pop, che dimostra come Justin Timberlake sia un cantante talentuoso (soprattutto vocalmente) che però sente ancora il pesante fardello della fama e del genere con il quale è nato artisticamente. Se riuscisse a rompere qualche schema in più, potrebbe finalmente essere definito il nuovo re del pop e non un semplice principe.
Ecco la cover e la tracklist completa del disco:
Cover di “”The 20/20 Experience”
Tracklist:
01. Pusher Lover Girl
02. Suit & Tie feat. Jay-z
03. Don’t hold the wall
04. Strawberry bubblegum
05. Tunnel vision
06. Spaceship coupe
07. That girl
08. Let the groove get in
09. Mirrors
10. Blue Ocean Floor