Grande raccordo animale, il nuovo disco di Appino: recensione

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Dall’Itaca che non c’è al paesone New York, passando per l’Isola di Utopia per arrivare nel cuore del Tropico del Cancro. Non si fa trovare facilmente (Andrea) Appino nel suo nuovo disco solista, Grande raccolto animale, uscito il 26 maggio per Picicca Dischi/Sony Music.

Undici tracce che compongono le tappe di un viaggio lungo un grande raccordo musicale dal Nord Africa all’America, luoghi in cui il disco è stato pensato, scritto e realizzato grazie alla collaborazione con Paolo Baldini, ex Africa Unite e già produttore dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Ventate reggae in un disco dall’anima pop, a tratti intimistico e vascorossiano. Fanatici Zen, non spazientitevi, perché il Circo c’è, in brani come Linea e guida generale, Galassia, New York. C’è anche nella testa di Appino, capace di tramutare in parole e note la sua doppia personalità di cantautore e frontman un po’ cazzaro al tempo stesso. Di unire la propria individualità e i propri percorsi di vita, i viaggi – perché di questo parla la sua opera seconda – alla frenesia e al racconto dell’hic et nunc che gli Zen Circus semantizzano più o meno violentemente.

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La volpe e l’elefante è il classico singolo super ballabile, un po’ sperimentale e ispirato ai Talking Heads. La ricerca di suoni nuovi o diversi è una costante del Grande raccordo animale: l’esempio più azzeccato è Nabucco Donosor, traccia oscura, cupa, profonda, nei cui suoni echeggiano gli anni Novanta. Disillusione, ansie, insicurezze si fanno spazio all’interno di un album che vuole sorprendere l’ascoltatore celodurista, come lo ha definito Appino stesso.

La gucciniana Tropico del Cancro è una sorta di manifesto del disco: “Quattro accordi messi in croce per dirvi che io davvero non lo so che farne di questa canzone, forse solo per riempire il borderò”. L’effetto che sortisce il primo verso è lo stesso di Andate tutti a fanculo, citata non a caso all’interno del pezzo: “E cos’altro potrei dire se non mandarvi tutti a fare in culo? Ma l’ho già fatto e menomale, che forse mi ci pago il mutuo”. Questa è l’anima di Appino, in grado di sfociare nel pop ma rimanerne indipendente, in modo da farsi riconoscere – ma non troppo – da chi ascolta: “Ufo mi ha insegnato questa cosa qua, non farsi mai e poi mai trovare dove tutti ti vogliono aspettare. Ma se poi voi non mi trovate ai miei concerti chi ci verrà?”.

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Non ci sono cazzotti allo stomaco come nel Testamento, ma solo luoghi, psicologici e reali, in cui si proiettano rigurgiti del passato, salti malinconici nel futuro, come in Rockstar, ballata rock in cui l’autore è ormai uno squattrinato cantante che non ha più un euro per pagarsi una birra.

Il tutto condito da un’ironia stile Zen, che non guasta mai. Facendo un po’ i cazzari e giocando con l’ultimo verso di Tropico del Cancro, vi diciamo”Potete applaudire, la recensione è finita”.

Daniele Sidonio

Grande raccordo animale | Appino | tracklist

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1. Ulisse
2. Rockstar
3. Grande raccordo animale
4. New York
5. La volpe e l’elefante
6. Linea guida e generale
7. L’isola di Utopia
8. Nabucco Donosar
9. Buon anno (il guastafeste)
10. Galassia
11. Tropico del Cancro

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