
Ed eccoci qui, a celebrare un’altra Giornata Mondiale della Radio. Sarebbe bello non sconfinare nella retorica, ma finirò per sguazzarci dentro. Il meglio qui è stato dato nel giorno del centenario della radio italiana.
E’ ripercorrendo i momenti di difficoltà in cui la radio mu ha cambiato l’umore, mi ha strappato un sorriso quando non mi interessava sorridere e mi ha fatto scoprire grandi coppie nei peggiori momenti di agitazione che penso a quanto il gesto di accenderla – attraverso qualsiasi dispositivo – sia sempre necessario e mai meccanico.
La radio ha qualunque cosa si voglia. La scelta è stata resa ancor più ampia da cellulari, smart speaker, e un mondo ovunque connesso. Nella radio c’è intrattenimento, informazione, dialogo, polemica, musica di ogni genere. Basta cercare ciò che si desidera e lo si trova.
Rispetto ad una piattaforma, la radio non necessariamente asseconda l’utente, e permette di conoscere ascoltando. La radio ha tutto. Anche se si è dotata dell’immagine – se non ci fosse stata la televisione, comunque ci sarebbero stati i social – riesce a rimanere empatica. I suoi protagonisti entrano nelle vite lasciando un’impronta attraverso la voce e non danno mai l’impressione di essere inarrivabili.
Stefano Beccacece