Gialappa’s Band Razzista? Repubblica attacca, il trio risponde e affonda la polemica

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La Gialappa’s Band ha risposto alle accuse di razzismo contro i napoletani  provenienti, probabilmente per fare clamore e sensazione, da Repubblica.it . Il trio comico ha pubblicato  un messaggio pubblicato sulla propria Pagina Facebook .

Il tutto è avvenuto durante la trasmissione Noi Dire Sanremo, in onda su RTL  102.5 nelle 5 serate del Festival, in occasione dell’esibizione di Rocco Hunt, poi risultato vincitore, nella sezione Nuove Proposte. Il portale del noto quotidiano ha sottolineato alcuni passaggi dei commenti sull’esibizione, decontestualizzandoli da quello che era il ragionamento del Signor Carlo Il “Che ce ne fotte della Terra dei fuochi” era da inserire nell’ambito di un discorso sulla singolare scelta del diciannovenne cantante, di portare sul palco dell’Ariston un non abituale rap  di protesta o lamentela,  ma di usare questa forma di espressione canora per evidenziare le cose positive che esistono nella terra campana, nonostante questa sia afflitta da svariati problemi annosi.

C’è poi la battuta di Marco Santin: “Poi passa un tuo compare e ci ciula il portafoglio”: si potrebbe parlare di razzismo se pochi giorni prima, la Gialappa’s non avesse, giusto per fare un esempio, fatto battute sull’accento di Armin Zoeggler, ospite nella prima puntata, che ovviamente napoletano o campano non è Non si può certamente accusare Santin di razzismo, visto che ha sempre usato i suoi format non solo per far ridere, ma anche per dare voce ad associazioni benefiche come NPH Italia, e nel 2010 ha dedicato un’intera puntata di Grazie per averci scelto alla chiusura di un ospedale di Emergency in Afghanistan.

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Dopo aver sottolineato che comunque questa polemica è stata avviata da commenti provenienti probabilmente da persone che neppure hanno ascoltato la trasmissione e la parte “incriminata”, bisogna evidenziare che questa polemica nasce sia dalla situazione economica e sociale vissuta da Napoli e zone limitrofe, ma di certo ci ha messo del suo anche lo Stato italiano con l’introduzione nel mondo calcistico della “Discriminazione territoriale”, con la quale si è esasperato anche uno sfottò tra tifoserie. Vent’anni fa uno dei personaggi chiave di Mai dire gol era il napoletano Felice Caccamo, interpretato da Teo Teocoli. Caccamo metteva in luce  molti luoghi comuni della napoletanità, e nessuno se la prendeva, perché prima dell’esasperazione attuale, il popolo napoletano era il più ironico ed autoironico d’Italia. Per altro è doveroso aggiungere che questo polverone “sui napoletani” è nato durante l’esibizione di un cantante campano ma non napoletano

Fortunatamente,  durante la puntata di ieri sera di Noi Dire Sanremo,  c’è stato l’intervento di Gigi Esposito del duo Gigi e Ross, comici napoletani che hanno collaborato con la Gialappa’s sanno perfettamente che nella comicità dei 3 non c’è mai stato alcun intento razzista. Esposito ha anche detto che lo stesso duo ha ricevuto messaggi duri a causa della trasmissione Made in Sud.

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Da oltre vent’anni sappiamo che la Gialappa’s Band fa una comicità fuori dagli schemi, ed è proprio questo fattore che l’ha resa famosa. Un episodio analogo a quello di questa edizione è accaduto nel 2004 quando, durante un collegamento del Festival con dei soldati impiegati nella lotta contro la pirateria in Somalia, Giorgio si è chiesto per quale motivo l’Italia impiegasse dei militari per dare la caccia ai pirati all’estero. Questa osservazione in chiave ironica ha subito suscitato le reazioni via SMS di persone che hanno inteso una inesistente ironia nei confronti dei soldati stessi.

In fondo l’ironia serve a sdrammatizzare le cose, e se in Italia ci fosse la capacità di prendersela con chi deve governare questo paese, così come si fa con chi è pagato per far ridere, probabilmente questa sarebbe la nazione più giusta ed evoluta al mondo. La battuta in questione è solo una delle tante che hanno strappato un sorriso agli ascoltatori in un Sanremo che altrimenti sarebbe passato via nel grigiore più assoluto.

Nonostante l’assoluta mancanza di abituali colonne del format come Rudy Zerby, Noi Dire Sanremo non ha deluso anche grazie alla presenza di Sir Bob Corneluis Rifo, componente dei Bloody Beetrots, mascherato da Venom, personaggio nemico di Spiderman. Sir Bob ha accompagnato le esibizioni in gara di Raphael Gualazzi, rubando la scena, facendo pressoché finta di suonare degli strumenti e ricordando per certi versi Giovanni Imparato, tamburellista che nel 2001 rubava la scena a Nino D’Angelo. La Gialappa’s Band è l’unica che può vantarsi di aver intervistato Sir Bob facendogli fare anche una modifica al costume, perché nella serata finale, sotto la maschera di Venom, si è intravista quella dell’Uomo Ragno.

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In questa edizione non c’è stato un tormentone alla “Situation“, ma in compenso la Gialappa’s ha aderito all’appello di Pierluigi Diaco per il ricordo di Franco Califano, scomparso il 30 marzo scorso ma non celebrato nella serata delle “cover”. Per questo,  il trio si è servito di 4 cantanti per comporre la frase Tutto il resto è noia”. Va in archivio la sessantaquattresima edizione del Festival, con la certezza che la domanda di Gigio D’Ambrosio sul posizionamento di ogni cantante, non è servita a nulla visto che dopo Rubino risultano tutti quarti. Rispetta a quella passata, questa è stata un’edizione migliore perché incentrata pienamente sul Festival e non modificata dagli influssi di Stile Libero.  Appuntamento ai Mondiali.

 

Stefano Beccacece (On Twitter @cecegol)

 

 

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".