Il nuovo libro di Linus – “Fino a quando” – è uscito una settimana fa. Se fosse stato distribuito in pieno lockdown, per finirlo non sarebbero servite più di poche ore. E’ stato scritto l’anno scorso quando l’autore soffriva – senza timore di rendere pubblica la cosa – di problemi alla schiena. Era il periodo in cui, a un certo punto, è andato a Riccione senza però poter prendere parte alle iniziative della radio. Federica Cacciola e Daniele Bossari avevano traghettato “Deejay Chiama Estate”.
Si tratta – lo sapete – di quello che il direttore di Radio Deejay immagina come ultimo giorno di lavoro. C’è una minuziosa descrizione delle piccole azioni quotidiane che vengono ripetute anche nell’ultima giornata in radio – un Natale nevoso – come se nulla fosse.
Si mischiano il presente – cioè l’ipotetico futuro – ed il passato, come per trasmettere un senso di incredulità per il fatto di essere arrivato fino a quel punto ed essere “durato” così a lungo. Chiunque appartenga alla generazione di Linus racconta che fra gli anni Settanta e Ottanta era difficile ipotizzare che la radio sarebbe diventata un lavoro vero.
Così, nelle cento pagine poco più di questo “Casa Linetti” su carta, si ripercorrono tutti quei momenti di precarietà – lavorativa,, ma anche economica – che avrebbero potuto porre fine a “Linus” in favore di un non famoso Pasquale Di Molfetta.
Nonostante la lunga carriera e l’esperienza maturata, l’ultimo giorno – in cui tutto sembra percepire che sta per succedere qualcosa di anomalo – sarà contraddistinto da contrattempi che forse avranno il potere di ravvivare l’entusiasmo sopito.
E’ uno dei diversi libri utili per comprendere la storia dei “padri pellegrini” e dell’epoca che ha aperto la strada all’emittenza privata che oggi conosciamo.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)