The Cure: storia e discografia

Seguici su Whatsapp - Telegram

I Cure, o meglio The Cure, nascono come Easy Cure nel 1977, prima di diventare semplicemente The Cure nel 78, quando dopo alterne vicende pubblicano il primo singolo Killing an Arab, che ottiene subito ottimi riscontri. Il titolo del brano (ispirato a un romanzo di Camus) attira gli strali della critica più superficiale che li taccia di razzismo, cosa che la band nella persona più che altro dell’indiscusso leader Robert Smith deve smentire più volte (si tratta solo di un riferimento letterario). In ogni caso la querelle contribuisce a farne parlare.

Ne 1979 esce il primo lp Three Imaginary Boys, con uno stile semplice ma geniale e due brani come la title track e Boys Don’t Cry, che entrano nella storia. Nel 1980 con l’ingresso dell’altro membro storico Simon Gallup, la band vira verso un sound dark e intimista ed esce il capolavoro 17 Seconds, il disco più cupo e gotico, che contiene un vero e proprio inno generazionale come A Forest. Anche i due lavori seguenti Faith (con la title track ipnotica, più volte usata per concludere i concerti in versioni anche di 15-20 minuti di durata) e Pornography chiudono la parentesi dark, e con Japanese Whispers e The Top che contengono pezzi allegri e presto divenuti di culto come The Lovecats e Caterpillar il suono si apre a nuove esperienze.

Nel frattempo Gallup aveva litigato con Smith ed era uscito dal gruppo, non partecipando alla svolta musicale. Il suo rientro nel 1985 coincide però con il capolavoro che costituisce forse l’apice della carriera della band. The Head on the Door contiene Close to me e In Between Days, che segnano anche il rientro di Smith dopo la parentesi come chitarrista dei Siouxsie and the Banshees, culminata nel live Nocturne del 1984.

LEGGI ANCHE  All Together Now: Eki canta Love never felt so good (video)

Sull’onda del successo i Cure pubblicano una raccolta di singoli )Standing on a Beach) che è tuttora il loro album più venduti e i due successivi Kiss me Kiss me Kiss me (doppio)col singolo Why can’t I be you? che spopola in tutte le discoteche e Disintegration, forse l’album più maturo di tutto il lotto, con Lovesong e Lullaby che ben ne incarnano l’atmosfera sognante e onirica.

La sequenza di successi induce il gruppo a una pausa che termina nel 92 con la pubblicazione di Wish, ultimo grande successo commerciale trainato dal singolo Friday I’m in Love. Segue un periodo di crisi artistica, anche se il gruppo è sostenuto da uno zoccolo duro di fan che non li abbandonerà mai. I 4 dischi che seguono, uno ogni quadriennio, sono molto diversi tra loro ma non aggiungono nulla alla band che nel 2009 decide di riproporre in tour i primi tre album integrali.

LEGGI ANCHE  The Cure in Italia: date e biglietti del tour 2016

Una nota finale su look di Robert Smith: il suo modo di apparire è un’icona dei dark anche se la band non è mai stata – salvo brevi parentesi – una band dark-gotica. I Cure resteranno sempre il gruppo che nell’iconografia popolare verrà associato ai “dark”, soprattutto in Italia, senza appartenere musicalmente per intero a questo genere.

Componenti storici della band

Robert Smith (voce, chitarre, tastiere, basso)
Simon Gallup (basso, tastiere) – 1980-1982 e dal 1985
Jason Cooper (batteria) – dal 1995
Roger O’Donnell (tastiere) – 1987-1990, 1995-2005 e dal 2011

LEGGI ANCHE  Oasis: storia e discografia

Discografia in studio

1979 – Three Imaginary Boys
1980 – Seventeen Seconds
1981 – Faith
1982 – Pornography
1983 – Japanese Whispers
1984 – The Top
1985 – The Head on the Door
1986 – Standing on a Beach: the singles (raccolta)
1987 – Kiss Me Kiss Me Kiss Me
1989 – Disintegration
1992 – Wish
1996 – Wild Mood Swings
2000 – Bloodflowers
2004 – The Cure
2008 – 4:13 Dream

Seguici su Whatsapp - Telegram

About Luca Landoni 20318 Articles
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Lombardia. Amante in particolare di gothic/dark e progressive rock. Ha lasciato il cuore nei Marillion epoca Fish. Contatto diretto: blog@gamefox.it