The Hunger Games – Il canto della rivolta, la colonna sonora: recensione

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Katniss Everdeen è una figa, non ci sono dubbi a riguardo. Dopo non uno ma ben due edizioni di Hunger Games è ancora lì, incazzata come una biscia, pronta a spaccare il mondo e a mettere fine, una volta per tutte, al regime dittatoriale di Capitol City: se La ragazza di fuoco era stato il film (e il libro, ça va sans dire) della furia e della ribellione, Il canto della rivolta (Mockingjay nella versione inglese) rappresenta il momento della rivoluzione e, perché no, anche della follia, questa volta collettiva.

Ad accompagnare il lungometraggio, in uscita oggi nelle sale italiane, c’è una colonna sonora imponente, importante, squisitamente indie e frutto del duro lavoro della giovanissima Lorde, che lo scorso anno ci aveva incantati con il monumentale Pure Heroine: l’artista neozelandese ha dunque avuto l’onore di essere direttrice artistica di questo piccolo gioiello, che ricordiamo rappresenta solo la soundtrack relativa alla prima parte del libro/lungometraggio (la seconda uscirà il prossimo anno).

Le 14 tracce, pur spettacolari prese di per sé, non sono in ogni caso omogenee e non seguono la storia così fedelmente come nel caso della soundtrack di La ragazza di fuoco (da noi recensito qui): ecco che dunque si riversano nel disco la dancehall sbarazzina di Diplo in versione Major Lazer con la fresca Ariana Grande (All my love), l’hip hop sporcato di french touch di Meltdown di Pusha T e Q-Tip (la base è quella di Merci di Stromae), l’elettronica un po’ eighties nella stupenda Dead Air dei CHURCHES.

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Quanto detto finora non esclude ovviamente anche la presenza di tracce scritte proprio per seguire il complesso flusso della trama, che si sviluppa per la gran parte negli angusti sotteranei del Distretto 13: ecco dunque espresse in musica le emozioni di Katniss in Yellow Flicker Beat di Lorde (It keeps my veins hot, the fire’s found a home in me.
I move through town, I’m quiet like a fight)
, la natura dell’homo homini lupus di Animal degli XOV e, particolarmente, della sperimentale Original Beast di una Grace Jones in formissima.

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Suoni inquietanti, ululati, gemiti sparsi in tutto il disco ci ricordano inoltre in quale tipo di mondo senza scrupoli si svolge la vicenda, un luogo fatto di anime perdute (o Lost Souls, vedasi il pezzo di Roury) e distorte, un po’ come i profondi bassi di Plan di Escape dei Bat for Lashes.

In questo mondo marcio c’è ben poco spazio per la gentilezza, l’amore (Find what you love and let it kill you, recita l’acidissima This is not a game dei Chemical Brothers), l’unica alternativa sembra essere la violenza: Katniss Everdeen, la “ghiandaia imitatrice” ha promesso di rovesciare il regime a lei stessa e ai suoi cari, un obiettivo che manterrà a costo di rischiare la vita e quella dei suoi compagni, il tutto a suon di elettronica. Preparate i pop corn.

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Tracklist

1. “Meltdown” Stromae featuring Lorde, Pusha T, Q-Tip and Haim
2. “Dead Air” CHVRCHES
3. “Scream My Name” Tove Lo
4. “Kingdom” Charli XCX featuring Simon Le Bon
5. “All My Love” Major Lazer featuring Ariana Grande
6. “Lost Souls” Raury
7. “Yellow Flicker Beat” Lorde
8. “The Leap” Tinashe
9. “Plan the Escape” Bat for Lashes
10. “Original Beast” Grace Jones 4:21
11. “Flicker (Kanye West Rework)” Lorde
12. “Animal” XOV 3:18
13. “This Is Not a Game” The Chemical Brothers featuring Miguel 3:14
14. “Ladder Song” Lorde

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