Il padrone della festa: recensione del nuovo album di Fabi Silvestri Gazzè

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I ricci del primo non sono più biondi, il secondo non ha più il codino e qualche capello bianco, l’ultimo ha qualche ruga sotto quegli occhi ipnotici e la solita zeppola. Per la generazione anni Novanta, forse, Vento d’estate firmata Fabi-Gazzè è stata la prima canzone ascoltata e imparata a memoria. Era il 1998. Prima ancora, nel ’95, con Daniele Silvestri Le cose in comune erano 4850. Dopo tanti successi individuali, che è inutile star qui a citare data la portata dei personaggi in questione, era giunto il momento di suggellare la loro lunga amicizia con un’opera concreta, un disco vero, che non si limitasse alle parziali collaborazioni che hanno contraddistinto la loro pratica musicale, quasi una e trina da vent’anni a questa parte. Nasce così Il padrone della festa, nuovo album firmato Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Max Gazzè. Per gli amici, Fabi Silvestri Gazzè.

Il 25 aprile scorso è uscito il primo singolo, Life is sweet, mentre dopo la pubblicazione del disco, avvenuta il 16 settembre, è uscito il secondo singolo, che sbanca già tra gli appassionati e anche tra gli addetti ai lavori: L’amore non esiste. I tre amici stanno presentando l’album in svariate città italiane con l’aiuto di Feltrinelli e il successo è stato immediato.

Partiamo proprio dai singoli.

Life is sweet. Fabi alla chitarra, Gazzè al basso e Silvestri alle tastiere. Ad ognuno la sua specialità in un pezzo che parla delle difficoltà del percorso vitale di ogni uomo e ogni donna, degli ostacoli e i baratri da oltrepassare. Siamo in Africa, più precisamente nel Sud Sudan, nel 2013, quando Fabi invita Gazzè e Silvestri a condividere con lui un viaggio insieme all’organizzazione non governativa Medici con l’Africa CUAMM di cui è attivista. La paura, la miseria, l’alzarsi e non avere prospettiva, sono immagini che caratterizzano non solo l’Africa ma, ciclicamente, ogni comunità e ogni epoca. Ciò che conta, per superare le difficoltà di una vita sweet ma che poi tanto sweet non è, è la collettività: da qui passeranno tutti/fino a quando c’è qualcuno/perché l’ultimo che passa/vale come il primo.

L’amore non esiste. Emerge qui tutta la qualità dei musicisti e della band. L’amore esiste, certo. Ma chi non ha mai pensato che sia un cliché pari a quelli elencati da FSG? L’amore è un rimedio per chi ha paura di rimanere solo, è un ingorgo della mente. Nelle strofe i tre cantautori si alternano nell’elencare i luoghi comuni sullo statuto dell’amore, ma i due versi con cui inizia il ritornello sono destinati a diventare una pietra miliare dell’opera: ma esistiamo io e te/e la nostra ribellione alla statistica. Non sono necessari ulteriori commenti.

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Ovviamente, di fronte ad un materiale testuale e musicale dall’enorme qualità (a proposito, occhio alle Targhe Tenco, 6 dicembre 2014), che merita di essere ascoltato non una, non due, ma infinite volte al fine di cogliere tutte le sfumature che lo contraddistinguono, è persino limitativo esplicare razionalmente il significato dei singoli brani.

C’è Anna, donna che storicamente ha affascinato i cantautori, da Battisti a Guccini, tanto per citarne due: Anna con il suo nome/che in tanti hanno cantato già. Anna è una matriosca, è un universo femminile che va spogliato, strofa per strofa. Solo così ognuno potrà trovare la sua Anna, quella reale, o quella che sogna.

Dato che il compito di chi scrive è più che arduo, data la difficoltà della materia (siamo al ventesimo ascolto circa), permettetemi di esprimere una preferenza assoluta: Arsenico. Folgoranti i versi iniziali: Sai, fossi il dio del tempo/io lo inchioderei/proprio nel momento in cui tu/vestita di tempesta/non ti ho vista più. Brano cupo, quasi onirico, in cui si intravede, nell’incalzare dei fiati, una lite violenta (spara finché non si sana il taglio che ti ho fatto), in cui chi parla o scrive è rimasto ferito dopo aver ferito e, forse, se ne è pentito (se non mi riprendo da quest’idiozia). L’incipit dell’ossimorica Spigolo Tondo è prettamente Silvestriano: Una frase libera semi cromatica/cambia il colore del mondo. Il testo descrive l’impotenza e l’impertinenza dell’uomo che vuole inquadrare e dominare le leggi della Natura, complesse ma semplici da rispettare. Appunto, non si può rendere uno spigolo tondo: non si era arrotondatoCome mi pare è una lista di consigli forse stilata da un tizio un po’ spocchioso ed superbo: io so inventare so improvvisare/senza regole ne strutture/faccio come mi pare.
Signore e signori, un po’ di folk: ecco Giovanni sulla terra, una ballata in cui Giovanni si domanda che prezzo avrà/rimanere se stesso. Insomma, le difficoltà di Giovanni sono le difficoltà di chi, sulla Terra, fa il proprio dovere e suda come un fesso, e la cima è sempre un po’ più in su.
Se l’amore non esiste, il romanticismo sì. E allora il Dio delle piccole cose è un insieme di romantici lampi, fotografie della vita mostrate a se stessi con vena nostalgica e melanconica: chissà se qualcuno l’ha colto quell’attimo in cui le impazziva il cuore. Il Dio delle piccole cose, forse, esiste, e si manifesta in inferno e paradiso, in cui tutti i momenti della nostra vita ai quali non abbiamo dato il giusto valore, ci tornano indietro in forma di ricordo, e lasciano il segno. “Il Dio delle piccole cose” è un brano cofirmato dall’autore Gae Capitano, Vincitore del Premio Lunezia 2012.

Il mio avversario è un simpatico duello simil-freestyle tra Fabi e Gazzè, in cui Silvestri si cimenta nel ruolo di giudice. Non per fare distinzioni/ma le mie canzoni piacciono di più/tu invece usi soltanto paroloni/che nemmeno hai scritto tu, incalza Max. Lui gioca da solo, risponde Niccolò.
Siamo in Zona Cesarini. La metafora sportiva viene utilizzata da FSG per descrivere la vita di chi si riduce all’ultimo: chi prende una casa in zona Cesarini, di chi trova una donna in zona Cesarini e chi rischia di rimanere solo perché prova a combattere in zona Cesarini, quando, forse, ormai, è troppo tardi. Ma alla fine ce la fa. Perché la Zona Cesarini è questo, e gli sportivi lo sanno: tutto si risolve per il meglio, all’ultimo istante, quando già non ci speravi più.
Il padrone della festa ben si sposa con lo Spigolo Tondo. Dov’è la Natura? Dov’è l’interesse per il pianeta? Un testo di denuncia, nemmeno troppo velata, del mancato rispetto delle generazioni contemporanee per il presente e il futuro: la vita media di una prospettiva/è una campagna elettorale. Chi è il padrone della festa? Il sasso su cui poggia il nostro culo. La collettività, come spiega già Life is sweet, è fondamentale per superare le difficoltà e andare avanti: ciò che ti riguarda mi riguarda/e ciò che lo riguarda ti riguarda/se siamo ammanettati tutti insieme/alla stessa bomba. Uno per uno, ne sono convinti FSG, la svolta arriverà. Troppa fiducia?

Forse. Ma la fiducia verso questi tre cantautori è incondizionata, soprattutto dopo aver ascoltato e riascoltato questo disco. Una fiducia che verrà ripagata, senza ombra di dubbio, dal doppio tour (europeo e italiano) con cui Fabi Silvestri e Gazzè celebrano il loro ventennale e proficuo sodalizio.

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Daniele Sidonio

Date tour europeo:

26 settembre – Colonia, Club Bahnhof Ehrenfeld
27 settembre – Berlino, Kesselhaus
30 settembre – Parigi (già sold out), La Bellevilloise
01 ottobre – Londra, Bush Hall (già sold out)
02 ottobre – Londra, Dingwalls
03 ottobre – Molenbeek-Saint-Jean, Bruxelles (già sold out)
04 ottobre – Lussemburgo, Conservatoire De La Musique
05 ottobre – Amsterdam, Sugar Factory
09 ottobre – Valencia, Sala Noise
10 ottobre – Madrid, But
11 ottobre – Barcellona, Sala Razzmatazz

Date tour italiano:

14 novembre – Rimini, 105 Stadium
15 novembre – Pescara, Palasport Giovanni Paolo II
18 novembre – Roma, Palalottomatica
19 novembre – Roma, Palalottomatica
21 novembre – Modena, Palapanini
22 novembre – Padova, Palafabris
24 novembre – Assago, Mediolanum Forum
27 novembre – Perugia, Pala Evangelisti
28 novembre – Napoli, Palapartenope
29 novembre – Bari, Palaflorio
03 dicembre – Firenze, Nelson Mandela Forum
05 dicembre – Torino, Pala Alpitour
12 dicembre – Catanzaro, TBA
13 dicembre – Catania, TBA

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