Pharrell Williams – G I R L: recensione

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Quando un disco non ti prende c’è poco da fare, è inutile girarci intorno, anche nel caso di uno come Pharrell Williams, che nel corso degli ultimi 12 mesi è passato dallo status di star da sottobosco alternative/hip hop a divo internazionale e acclamato vincitore di Grammy: lo stretto contatto che l’artista ha avuto con colleghi del calibro di Daft Punk e Justin Timberlake non gli ha infatti permesso di fare un vero salto di qualità, con la conseguenza che G I R L, il suo ultimo disco, è tutto tranne che un capolavoro.

Chiariamo subito che Pharell non è certo l’ultimo dei novellini in circolazione, per chi non lo sapesse infatti la sua presenza nel mondo della musica risale a (come minimo) 14 anni fa con le prime collaborazioni per Jay-Z e i primi esperimenti “acidi” dei N.E.R.D e del progetto Neptunes, la cui lista di produzioni riempirebbe un volume enciclopedico: purtroppo, questa voglia di crossover si è persa totalmente nel suo ultimo progetto, che sprizza bontà e romanticismo funky da ogni poro ma che tendenzialmente annoia per ripetitività e scarso appeal, anche discografico.

G I R L, pur essendo un album concreto ed omogeneo stilisticamente, manca di un effetto sorpresa, di una traccia portante che ci permetta di capire dove voglia andare a parare, a tal punto che anche un brano come Happy, piacevole e peretta colonna sonora di un cartone esilarante come Cattivissimo Me, risulta stucchevole e un po’ buttata li.

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Tutto il disco, da Marylin Monroe a It Girl, è dunque un (piacevole, per carità) divertissement funky dove nessuna canzone prevale rispetto ad un’altra, eccezion fatta forse solo per la deliziosa Gust of Wind, impreziosita dagli archi e dall’inconfondibie vocoder dei Daft Punk; persino i featuring del disco (Timberlake in Brand New, Alicia Keys nel raggae di Know Who you are, Miley Cyrus e Timbaland in Come get it bae) riescono a risollevare le sorti del disco e anzi suonano ancora più dozzinali.

Il consiglio che ci sentiamo di dare a Williams è dunque quello di tornare allo stile originale, magari più grezzo, magari più maschilista, ma indubbiamente più incisivo e accattivante. Abbasso i Minions e viva le lapdancer.

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01. “Marilyn Monroe”
02. “Brand New” (feat. Justin Timberlake)
03. “Hunter”
04. “Gush”
05. “Happy”
06. “Come Get It Bae” (feat. Miley Cyrus)
07. “Gust of Wind”
08. “Lost Queen”
09. “Know Who You Are” (feat. Alicia Keys)
10. “It Girl”

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