Leone Di Lernia: sapere la verità ha fatto tanto tanto male

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Leone Di Lernia aveva quasi 80 anni, e prima o poi l’ora sarebbe scoccata anche per lui, solo che per chi ascolta lo Zoo fin dall’inizio, dopo centinaia di scherzi e auguri di decesso in chiave comica, sembrava impossibile che un giorno potesse accadere davvero.

E’ inutile star qui a scrivere un commovente web-epitaffio, a ripercorrere la sua carriera in stile Wikipedia, o a glorificare la sua musica fatta appositamente di parodie, oltre quell’alto tasso di divertimento che ci ha procurato per quasi 30 anni. Sarebbe ipocrita, e per certi versi patetico.

Abbiamo appreso la notizia della scomparsa di Leone verso l’ora di pranzo. Lo sbigottimento c’era, perché in fondo pensavamo fosse ancora presto. Eppure lunedì, durante il discorso rivolto alla stampa Mazzoli aveva lanciato un segnale inequivocabile: “Fate 1+1: se subisci più di un intervento, e ti mandano a casa dicendoti di mangiare e bere quello che vuoi, cosa vi fa pensare?“. Il messaggio era chiaro: era questione di tempo, ma ne è trascorso troppo poco, e poi lo stesso conduttore aveva lasciato ancora qualche speranza di riaverlo in diretta, ancora una volta.  La vera tristezza è emersa nel sapere la verità in onda: familiari ed anici più stretti hanno fatto di tutto per rendere la situazione più sopportabile per un uomo che non avrebbe superato il mese di vita. Dev’essere necessaria una forza allucinante per mettersi a scherzare e ridere con una persona che si conosce da decenni sapendo che questa ha  il tempo agli sgoccioli riuscendo a non crollare.

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I video e le foto postati su Facebook dai ragazzi dello Zoo avevano del “rassicurante” sia per gli ascoltatori, sia per Leone, che ha potuto continuare a sentirsi protagonista fino all’ultimo. Il fatto che Barbara D’Urso abbia dubitato della reale condizione  dopo il collegamento telefonico, ed il fatto che qualche giorno fa uno dei suoi amici e colleghi storici – Fausto Terenzi – abbia scritto che gli sembrava strano leggere di Leone malato in quanto lo aveva sentito allegro poco prima, testimoniano due cose: la capacità di chi  stava vicino al malato di rendergli leggeri gli ultimi giorni, ed allo stesso tempo l’abilità che lui aveva, di sdrammatizzare ulteriormente la realtà appositamente costruita, e da lui conosciuta, nei confronti degli altri. Da questo punto di vista, pur non avendo potuto studiare, anche Leone Di Lernia ha insegnato qualcosa.  Conoscere la verità su quanto accaduto negli ultimi giorni ha fatto tanto male.

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Ad ogni modo,  i ragazzi dello Zoo – che hanno scelto la strada del silnzio nei confronti della stampa –  hanno già pensato ad un paio di iniziative per fare in modo che anche da quanto accaduto, possa nascere qualcosa di buono: la realizzazione di un disco con le canzoni del “Re del trash” cantate da grandi artisti  devolvendo i proventi della vendita alla ricerca contro il cancro, e l’acquisizione da parte dello Zoo del suo numero di cellulare  storico. Cordoglio è stato espresso da diverse emittenti: da Deejay – Ciao Belli ha dedicato la puntata – ad  RDS,

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Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".